Allarme per il disturbo di stress post-pandemico (PPSD)
I governi mondiali paiono focalizzati esclusivamente sul cercare di limitare la diffusione del virus, sempre più debole nonostante l'alto indice di infettività, mentre non si preoccupano del disturbo di stress post-pandemico (PPSD).
A due anni dallo scoppio dell'emergenza mondiale Covid-19 è tempo di bilanci, non solo sulla diffusione e controllo del fantomatico virus e delle sue varianti: quali effetti ha creato la gestione della pandemia da un punto di vista psicologico come conseguenza della gestione dello stress?
Mentre tutti sembrano ossessionati dal terrore di incappare nella malattia, terrore dolosamente incentivato dalla narrativa governativa e mediatica mondiale, propedeutica ad ottenere un controllo globale della popolazione, troppi colpevolmente chiudono gli occhi dinanzi alle ripercussioni sulla psiche generate delle restrizioni a cui siamo soggetti.
Mesi fa la Fondazione Veronesi, tra gli altri, metteva in allerta sugli "effetti a cascata che probabilmente saranno molto più difficili da attenuare e che espongono a conseguenze complesse, soprattutto le fasce più giovani e vulnerabili della popolazione".
Gli esperti infatti ponevano l'attenzione, nel bel mezzo della campagna vaccinale, "sugli effetti psicologici che la pandemia ha ingenerato e ingenererà sugli individui, in particolare sui giovani e sulle persone psicologicamente più fragili o più esposte alla crisi economica derivante dall’emergenza sanitaria."
Nel momento in cui appaiono segnali confortanti di un nuovo anno all'insegna della conclusione definitiva dell'emergenza, che dovrebbe rientrare alla fine nella casistica endemica sempre che l'ipocondria generale venga ridimensionata, siamo ancora in tempo per mettere in atto tutti gli strumenti necessari per arginare il fenomeno PPSD?
Cos'è il disturbo di stress post-pandemico (PPSD)
Un recente studio (2021) condotto dall'American Psychological Association riporta che più del 45% degli adulti intervistati si sente a disagio ad uscire di casa.
Purtroppo la PPSD sembra essere una condizione progressiva, simile al disturbo ossessivo-compulsivo e all'ansia. In altre parole, più a lungo la si lascia, più difficile sarà superarla.
La PPSD è caratterizzata da vari sintomi di disturbo post-traumatico da stress, ansia e depressione. Per molti esperti , le cause più comuni del suo insorgere includono problemi di salute mentale preesistenti, trauma e solitudine.
Per esempio, la solitudine cronica attiva un meccanismo di isolamento nel nostro cervello che ci rende meno desiderosi di vedere persone. Di conseguenza, le persone possono essere alle prese con un maggior desiderio di essere più reclusi. Può essere un meccanismo sottile che si manifesta in situazioni in cui ci si sente entusiasti di vedere i propri amici, ma poi quando finalmente lo si fa, si è sorprendentemente a disagio e nervosi durante l'interazione sociale.
Ed è l'OMS stessa ad affermarlo, sottolineando come a pandemia da Covid-19 ha causato più ‘traumi di massa’ su larga scala della seconda guerra mondiale, e le conseguenze psicologiche della pandemia dureranno “per molti anni a venire”.
“Il problema più grande è che si tratta di una condizione inarrestabile, - dice lo psicoterapeuta Owen O'Kane che ha coniato il termine PPSD a febbraio 2021 - e per questo motivo credo che il disturbo da stress post-pandemico prima o poi esploderà. In questo momento non viene riconosciuto come un vero problema perché stiamo tornando alla normalità. Ma come per tutti i traumi, il suo impatto sarà più evidente quando la pandemia sarà superata”.
Secondo O’Kane, i sintomi del disturbo da stress post-pandemico sono simili a quelli del disturbo da stress post-traumatico, e possono variare da persona a persona. Possono comprendere: aumento dell’ansia, scarsa motivazione, sentirsi sfiduciati o impotenti, disturbi del sonno, cambiamenti nell’appetito, intorpidimento, sentirsi più arrabbiati o irritabili, negatività o pensieri catastrofici, difficoltà a socializzare, sensazione di non farcela, pensare cose come ‘Non mi interessa niente di niente”.
Il dottor Dan Chisholm, uno specialista in disturbi psicologici per l’OMS a Copenhagen, in Danimarca, dice: “Il Covid-19 ha avuto tutta una serie di effetti sull’equilibrio psicologico delle persone, dalla paura di essere contagiati allo stress causato dalle misure di prevenzione e dal lockdown, dall’auto-isolamento e dalla quarantena, ma anche l’effetto negativo sull’equilibrio psicologico determinato dalla perdita del lavoro, del reddito, dell’istruzione o della socialità”.
“L’effetto complessivo di queste misure ha portato all’aumento dello stress e dell’ansia, ma anche della depressione e della solitudine”, aggiunge.
Bisogna pensare poi anche ai bambini e agli adolescenti. Andrea Raballo, professore associato di psichiatria all’Università di Perugia, sottolinea che sono venuti a contatto con “aspetti potenzialmente destabilizzanti della pandemia in un periodo così delicato di transizione”, i cui effetti “devono essere ancora compresi e esaminati nel modo appropriato, dal momento che questi effetti possono comparire con il tempo”.
A partire da fine 2020, l'ISS ha espresso preoccupazione per un prevedibile aumento della domanda di interventi psicosociali. Secondo l'Istituto Superiore di Sanità, infatti, "in particolare gli operatori sanitari, gli studenti, i familiari dei pazienti affetti da COVID-19, le persone affette da disturbi mentali e più in generale le persone che versano in condizioni socio-economiche svantaggiate, e i lavoratori i cui mezzi di sussistenza sono stati minacciati" sono i soggetti che più facilmente potranno avere ripercussioni di tipo psicologico a causa delle restrizioni.
L'allarme nel Regno Unito
E così, mentre in Italia tutti tacciono sulla problematica ed anzi, la utilizzano per spingere al vaccino dei minori, secondo un allarme lanciato da due medici di Londra, ci sarebbero almeno 300.000 persone nel Regno Unito che stanno affrontando malattie legate al cuore a causa del disturbo da stress post-pandemico (PPSD).
A detta dei medici, la situazione è in continua crescita e potrebbe comportare un aumento del 4,5 per cento nei casi cardiovascolari a livello nazionale a causa degli effetti di PPSD, con quelli di età compresa tra 30 e 45 anni più a rischio, sostengono.
Mark Rayner, un ex terapista psicologico senior del NHS e fondatore di EASE Wellbeing CIC, ha detto che ben tre milioni di persone in Gran Bretagna stanno già soffrendo di PPSD, a causa allo stress e all'ansia causati dagli effetti del Covid-19.
Egli teme che questo potrebbe comportare un drammatico aumento dei problemi di salute fisica, come l'insufficienza cardiaca coronarica, se i casi non vengono rilevati o trattati presto.
Rayner ha detto: "il PPSD è un problema molto reale su vasta scala. Oltre alla condizione stessa con tutti i suoi problemi immediati, uno dei più grandi problemi collaterali è l'effetto che può avere sulla salute del cuore. È ampiamente riconosciuto che la riduzione dello stress e dei problemi di salute mentale è fondamentale per la prevenzione e il recupero di eventi cardiovascolari come infarti e ictus. Stiamo parlando di ben 300.000 nuovi pazienti con problemi cardiaci".
Rayner ha avvertito che senza almeno raddoppiare il finanziamento attuale, il NHS non sarà in grado di affrontare la "bomba a orologeria del trauma", che potrebbe avere conseguenze potenzialmente fatali per coloro che soffrono di PPSD a lungo termine.
Nel frattempo, Tahir Hussain, un chirurgo vascolare senior al Northwick Park Hospital di Harrow, ha detto di aver visto un aumento significativo dei casi dove lavora: "ho visto un grande aumento delle condizioni vascolari legate alla trombosi nella mia pratica. I pazienti molto più giovani vengono ricoverati e richiedono un intervento chirurgico e medico rispetto a prima della pandemia. Credo che molti di questi casi siano il risultato diretto dell'aumento dei livelli di stress e ansia causati dagli effetti della PPSD. Abbiamo anche la prova che alcuni pazienti sono morti a casa da condizioni come l'embolia polmonare e l'infarto del miocardio. Credo che questo sia legato al fatto che molte persone si sono auto-isolate a casa senza contatti con il mondo esterno e sono morte senza ricevere l'aiuto di cui avevano bisogno".
Il pericolo di PPSD per bambini ed adolescenti
A destare maggiore preoccupazione dovrebbe essere la situazione di bambini ed adolescenti, particolarmente provati dalle restrizioni sociali causa pandemia.
Come riporta uno studio che risale a giugno 2020 (sic!), purtroppo scarsamente preso in considerazione e che è plausibile ritenere allo stato attuale addirittura peggiorativo, "per molti soggetti con pre-esistenti difficoltà adattive (anche senza conclamati disturbi medici o relazionali), la condizione di confinamento è risultata essa stessa un fattore stressogeno, per la perdita di consuetudini, ritmi e mansioni che mitigavano o compensavano alcuni disagi latenti. A questi fattori si aggiungono inoltre le problematiche di natura socio-economica [...] il benessere dei più piccoli appare assediato allo stesso modo degli adulti per ciò che concerne la qualità di vita e l’equilibrio emotivo, a prescindere dallo stato psico-sociale di partenza, per effetto diretto del confinamento stesso e per il riflesso delle condizioni familiari contingenti (assenza o perdita dei nonni, genitori disoccupati o senza lavoro, scarsasocializzazione, etc..). Infatti, i bambini respirano e hanno respirato come non mai l’aria di casa in questo periodo, con tutti i possibili aspetti positivi e negativi legati alla situazione familiare."
Dall’analisi dei dati relativi alle famiglie con figli minori di 18 aa a carico (3251 questionari) è emerso che nel 65% e nel 71% dei bambini con età rispettivamente minore o maggiore di 6 anni sono insorte problematiche comportamentali e sintomi di regressione.
Nei bambini e adolescenti (età 6-18 anni) i disturbi più frequenti hanno interessato la “componente somatica” (disturbi d’ansia e somatoformi come la sensazione di mancanza d’aria) e i disturbi del sonno (difficoltà di addormentamento, difficoltà di riveglio per iniziare le lezioni per via telematica a casa).
Fattori come il distanziamento sociale imposto, la mancanza di routine che permette ai giovani di organizzarsi, l'ansia e l'incertezza legata alla paura che i propri cari si ammalino, la DAD, le restrizioni per le attività di svago e sport, hanno creato, secondo l'Osservatorio nazionale per l'infanzia e l'adolescenza, un profilo generalizzato di disagio e disorientamento, che riporta, purtroppo, al PPSD.
Il PPSD viene chiamato “trauma collettivo da Covid-19” ed ha logorato la capacità di adattamento e di resilienza soprattutto delle famiglie più fragili. Gli effetti della pandemia hanno avuto e continuano ad avere su bambini e gli adolescenti, soprattutto i più vulnerabili, gravi ripercussioni non solo a livello fisico, ma anche a livello psicologico ed emotivo.
E se già pre-pandemia aleggiava l'ombra dei cosiddetti "hikikomori", ovvero adolescenti che decidono di ritirarsi dalla vita sociale per lunghi periodi (da alcuni mesi fino a diversi anni), rinchiudendosi nella propria abitazione, senza aver nessun tipo di contatto diretto con il mondo esterno, talvolta nemmeno con i propri genitori, da due anni a questa parte il fenomeno tra gli adolescenti sembra crescere in modo esponenziale.
Ma non vi è solo quel pericolo.
Gli studi sui bambini negli Stati Uniti
Secondo uno studio della Brown University appena pubblicato, le recenti politiche di lockdown e gli obblighi di mascherina creeranno una generazione di bambini che mostrano quozienti intellettivi più bassi e segni di danno cerebrale sociale.
Lo studio ha rilevato che "i bambini nati durante la pandemia hanno ridotto significativamente le prestazioni verbali, motorie e cognitive complessive rispetto ai bambini nati prima della pandemia", come spiegato dal neuropsichiatra infantile Dr. Mark McDonald durante una sua apparizione ad un importante rubrica televisiva americana.
In un successivo intervento sempre nella stessa trasmissione, il professor Carl Heneghan, direttore del Centro per la medicina basata sull'evidenza dell'Università di Oxford, ha citato prove che le restrizioni pandemiche e la "paura che instilliamo nei bambini" hanno portato al peggioramento dei problemi psicologici.
Heneghan ha citato il suo studio del 2 ottobre, giungendo alla conclusione che "otto bambini e adolescenti su 10 riferiscono un peggioramento del comportamento o sintomi psicologici o un aumento dei sentimenti negativi a causa della pandemia di COVID-19. La chiusura delle scuole ha contribuito ad aumentare l'ansia, la solitudine e lo stress; i sentimenti negativi dovuti a COVID-19 sono aumentati con la durata della chiusura delle scuole".
Secondo Henegan, gli adolescenti di età superiore ai 12 anni hanno avuto la peggio rispetto ai bambini sotto i 12 anni, poiché gli adolescenti affrontano una crescente pressione tra pari, pressione sociale e sono più consapevoli dei messaggi che vengono consegnati a livello globale: "la prima cosa è allentare qualsiasi paura e ansia intorno al COVID per i bambini".
"Per i bambini, [COVID] è in realtà una malattia molto sicura" e i bambini non dovrebbero essere preoccupati per l'impatto del COVID "su se stessi o sulla loro salute futura. Chiudere aree come le scuole è stato un errore, poiché tenerle aperte fa bene all'istruzione, alla "connessione sociale e al benessere. Dovremmo davvero dare priorità all'istruzione e a quegli interventi che sono nel migliore interesse dei bambini".
Secondo uno studio del 20 dicembre, i dati dei Centri statunitensi per il controllo e la prevenzione delle malattie hanno anche mostrato che le visite relative alla salute mentale nel 2020, quando sono state imposte per la prima volta le restrizioni pandemiche, sono aumentate del 24% nei bambini dai 5 agli 11 anni e del 31% nei 12-17 anni, rispetto ai dati del 2019.
Gli adolescenti cercano una via di uscita dalle restrizioni buttandosi su social media, smartphone e tutto quello che comporta una connessione in rete, spesso e volentieri sostituendo la vita reale con quella virtuale, al punto da non conoscerne la differenza ed arrivare al rifiuto di uscire.
La situazione in Italia
Il rapporto “Covid-19 e adolescenza. Osservatorio nazionale per l’infanzia e l’adolescenza” condotto dal gruppo di esperti istituito dalla ministra Elena Bonetti e coordinato dalla professoressa Chiara Saraceno, è stato pubblicato in maggio e descrive come gli adolescenti si siano improvvisamente ritrovati in condizioni di sviluppo anomale, in una fase del ciclo di vita molto delicata in cui l’esplorazione e la sperimentazione sociale e il confronto con il mondo esterno contribuiscono fortemente all’acquisizione di consapevolezze e alla costruzione della propria identità. Il rapido e repentino cambiamento delle abitudini ha provocato un generale disorientamento, privando e stravolgendo gli ordinari spazi educativi, ricreativi e sportivi, nonché i tempi che li scandivano.
Il Rapporto riporta i dati e le evidenze contenuti in numerosi studi e osservatori condotti sia a livello nazionale che internazionale sugli effetti collaterali della pandemia di Covid-19 sui ragazzi e sulle ragazze, evidenziando un quadro di malessere generalizzato.
Paure e frustrazione nei giovani. L’emergenza sanitaria ha alimentato tra gli adolescenti sentimenti di paura e frustrazione, non solo legati alla malattia, ma anche alle conseguenze economiche e sociali per la propria famiglia. Costretti per ore davanti agli schermi, hanno drasticamente ridotto la propria attività fisica e le relazioni sociali, subito disturbi del sonno e dell’alimentazione. Il focus sull’Italia restituisce un quadro generale sostanzialmente identico: ansia, disagio, basso livello di ottimismo e di aspettative per il futuro.
La crescita del disagio tra prima e seconda ondata. Particolarmente interessante l’indagine di Telefono Azzurro e Doxa Kids: dalle rilevazioni della prima ondata, il 30% dei genitori ha riscontrato nei figli un uso eccessivo dei social network, nel 25% cambiamenti nell’alimentazione e nel ciclo sonno-veglia, nel 18% sono stati riportati isolamento e ritiro sociale (25% tra i preadolescenti). In corrispondenza della seconda ondata, i genitori denunciavano un crescente disinteresse per le attività quotidiane da parte dei propri figli, ad indicare il persistere o addirittura l’incremento della situazione di disagio nel tempo. L’Osservatorio epidemiologico del ministero della Salute ha stimato un aumento dei disturbi alimentari nei bambini e nei ragazzi di circa il 30%.
Cosa ci si prospetta?
Nel nostro paese, in particolare, le poche voci che si stanno alzando per chiedere un intervento per la PPSD restano inascoltate, vuoi perchè non esiste ancora un formale riconoscimento della sindrome, vuoi perchè si è concentrati, tutt'ora, sulla paura di una malattia curabile, evitando di considerare il sorgere di altre malattie che sono diventate IN-CURATE.
Se finalmente possiamo iniziare a scorgere una luce che ci porta verso una fine della pandemia, e basti ricordare le recenti affermazioni dell'OMS a riguardo, risulta per contro evidente la volontà governativa di non mollare la presa, sfruttando il più possibile le derive autoritarie che si sono concretizzate negli ultimi due anni.
Personalmente, da mamma, non riesco a capacitarmi di come tanti genitori non vedano quali conseguenze possano riversarsi sui propri figli: la sensazione di paura impedisce di avere fiducia nel futuro, e loro sono il futuro.
Sarebbe il momento non solo che uno stato che si definisce civile affronti le macerie che ha contribuito a creare, ma che, una buona volta, genitori, nonni, famiglie tutte imparino a lasciare da parte le proprie ingiustificate ipocondrie e tornino alle buone abitudini di incentivare i propri figli a guardare al futuro con gioia.
Uscire da questa situazione dipende dalle nostre scelte, per noi e per i nostri figli. Meglio pensarci fino a che si è in tempo, perchè, ricordiamocelo, è inutile avere paura del domani, in fondo oggi è il giorno che ieri ci intimoriva.
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