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In molti ritengono che alcuni film degli anni 80 abbiano contribuito ad anticipare il futuro che stiamo vivendo oggi, raccontando degli scenari che all’epoca potevano essere catalogati semplicemente come fantascienza, mentre allo stato attuale risultano essere profetici.

Ricordo, ad esempio, Tron, il cult di Steven Lisberger che proprio lo scorso anno ha festeggiato il suo quarantesimo anniversario dall’uscita sugli schermi. Sottovalutato all’epoca, tanto da non essere neanche minimamente considerato dall’Academy quanto meno per gli effetti speciali innovativi utilizzati, ha avuto il merito non solo di aver anticipato e mostrato le potenzialità della computer grafica che ormai è di uso comune anche al di fuori dell’ambito cinematografico, ma, sebbene non immediatamente amato dalla critica e dal botteghino, Tron ci ha mostrato il pericolo di un’intelligenza artificiale creata dall’uomo stesso, catapultandoci per primo nella problematica della realtà virtuale, campo ancora poco conosciuto nel 1982.

Per la prima volta, un film raccontò i pericoli nascosti nella declinazione della nostra identità all'interno di universi virtuali, ed in un’epoca che si rivolge sempre più al metaverso la sua visione antesignana oggi dovrebbe far molto riflettere.

Nel film si assiste alla disumanizzazione dell’uomo, che entra in una dimensione dove ogni principio spazio-temporale conosciuto viene messo in discussione con l’ingresso in un mondo che sulla carta sembra essere di completa libertà, quello delle comunità virtuali, mentre diventa motivo di controllo assoluto, dove il Master Control Program, un sofisticato software di intelligenza artificiale, annichilisce le menti umane e le menti virtuali. Il tutto con un dito puntato contro il capitalismo americano senza scrupoli, che sfrutta il talento altrui unicamente per il proprio tornaconto.

Tron fu prodotto dalla Disney, da anni al centro di teorie che alcuni definiscono “complottiste”, il solito gioco dei media per relegare ogni dibattito su argomenti scomodi a falsità, ma che in realtà trova il suo fondamento nel progetto MK Ultra, oggetto di un articolo nel 2017 del Guardian, che richiama il reale programma di controllo mentale della CIA degli anni 60.

Ora, Tron a parte, sono tantissimi gli episodi cinematografici e di serie televisive che sembrano prevedere il futuro, si pensi a noti episodi dei Simpson, piuttosto che ad alcuni della recente serie Black Mirror, tanto per citarne alcuni che immediatamente tornano in mente.

Quello che oggi vi propongo è invece un film del 1981, Early Warning, sconosciuto ai più. La trama del film è decisamente affascinante: una donna cristiana (Delana Michaels) chiede ad un giornalista (Greg Wynne) di pubblicare un articolo sulla creazione di una Fondazione Unica Mondiale il cui unico obiettivo è controllare il mondo. Delana desidera che Greg avvisi le persone di quanto sta per accadere, e che spieghi come ciò si colleghi alla fine dei tempi citata nella Bibbia. Il giornalista si oppone a questa idea, finché non vede la donna inseguita da uomini dalla Fondazione. Nel corso dell'avventura, il giornalista comincia a capire che ciò che la donna dice potrebbe essere vero.

Ascoltare il breve spezzone che ho sottotitolato è davvero inquietante, se rapportato ai giorni nostri: una riunione segreta dove quello che si presume essere il capo della Fondazione Unica Mondiale parla dinanzi ai leader politici ed economici, elogiando l’operato dell’ultimo anno che ha visto raggiunto l’obiettivo del completo condizionamento delle persone, convinte ad accogliere la loro soluzione per il governo del mondo. Si parla degli strumenti utilizzati, come la crisi energetica, la fittizia carenza di cibo, il caos mondiale, la svalutazione del dollaro, la crisi di fiducia in ogni forma di governo. E si introduce il controllo digitale.

Possiamo davvero parlare solo di fantascienza e di semplici coincidenze? Qualche dubbio, in tutta onestà, è più che giustificato.

Per vedere l’intero film in lingua originale:

© Riproduzione riservata

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Rossella Fidanza
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