Ricordando il discorso di Vladimir Putin del 10 febbraio 2007 alla Conferenza sulla Sicurezza di Monaco
Sono passati sedici anni dal discorso storico di Vladimir Putin, oggi più che mai è importante riascoltarlo
Siamo alla vigilia della Conferenza Annuale sulla Sicurezza di Monaco, che quest’anno vedrà anche come “speaker illustre” George Soros, il quale aveva annunciato il 10 gennaio scorso la sua defezione al meeting annuale di Davos del World Economic Forum proprio in preparazione a questo importantissimo evento.
Il par immortale Soros ha annunciato il suo discorso che anticiperà l’apertura dei lavori di Monaco con queste parole:
Mentre due sistemi di governo sono impegnati in una lotta per il dominio globale, la nostra civiltà rischia di crollare a causa del cambiamento climatico.
La conferenza sulla sicurezza di Monaco, per chi non lo sapesse, è considerato il più importante evento annuale dedicato ai temi più urgenti della politica di sicurezza internazionale, che riunisce Capi di Stato e di Governo, Ministri e figure di vertice di Organizzazioni Internazionali, rappresentanti di imprese, mondo accademico e società civile.
La 59a Conferenza sulla sicurezza di Monaco (MSC), si legge sul sito ufficiale, si svolgerà dal 17 al 19 febbraio 2023 presso l'Hotel Bayerischer Hof di Monaco, come sempre. “Per tre giorni, MSC 2023 offrirà ancora una volta una piattaforma senza pari per dibattiti ad alto livello sulle principali sfide di politica estera e di sicurezza del nostro tempo. Quasi un anno dopo l'invasione russa dell'Ucraina, MSC 2023 offrirà anche l'opportunità di fare il punto sulla coesione dell'alleanza e sull'impegno politico per un ordine internazionale basato su regole”.
Come è avvenuto negli ultimi sessant'anni, l'intero evento e tutti i suoi numerosi componenti saranno disciplinati dalla regola di Monaco: impegnarsi e interagire l'uno con l'altro: non tenere conferenze o ignorarsi l'un l'altro. Sia dentro che fuori dal palco, incoraggiamo i nostri ospiti a interagire e imparare gli uni dagli altri e ci aspettiamo che tutti i nostri relatori siano pronti a rispondere alle domande e a interagire con il pubblico all'altezza degli occhi.
La Conferenza sulla sicurezza di Monaco difenderà la diversità e la sostenibilità in tutte le loro forme ed è pronta a misurarsi con i suoi obiettivi molto ambiziosi, che si tratti della parità di genere tra i relatori o dell'inclusione delle voci del Sud del mondo.
Viste le righe di presentazione, è difficile avere dubbi sugli argomenti che saranno trattati e sull’impronta e direzione che verrà seguita, specie perchè, esattamente come lo scorso anno, la Russia non sarà presente con alcun rappresentante.
(se volete dare un occhio all’elenco dei partecipanti registrati, questo è il link, vi troverete, tra gli altri, rappresentanti del Vaticano, di gran parte dei Paesi europei, Stati Uniti, Sud America, Asia, Africa… ovviamente immancabile Stoltenberg, segretario della NATO, alcuni rappresentanti della Commissione UE, il Ministro della Difesa ucraino, Volodymyr Havrylov, e dulcis in fundo, Tedros Adhanom Ghebreyesus, Direttore dell’OMS)
Lo scorso anno per l’Italia era presente (sic!) Luigi Di Maio, quest’anno ci rappresenterà il Ministro Tajani.
Fatte le doverose premesse, ormai sedici anni fa, il 10 febbraio 2007, Vladimir Putin tenne a Monaco un discorso storico, con il quale mise in guardia dai rischi di un mondo unipolare e dell’allargamento della NATO e puntò il dito contro l’atteggiamento “unilaterale” degli Stati Uniti nello scenario mondiale mentre cercano di imporre i propri standard ad altre nazioni, minacciando la Russia attraverso i programmi di scudi missilistici.
In estrema sintesi, il discorso di Putin era il manifesto della politica internazionale russa post Guerra Fredda, incentrata sulla necessità del multilateralismo e della solidarietà internazionale. All’interno di questo, emergevano con grande enfasi la preoccupazione per il continuo allargamento della NATO e per l’atteggiamento imperialista degli Stati Uniti.
La preoccupazione sulla situazione della NATO non era solo al centro dei pensieri di Putin. Nel 1997 apparve sul New York Times un profetico articolo di George F. Kennan che metteva in guardia contro l’espansione della NATO verso est:
“Perché, con tutte le speranzose possibilità generate dalla fine della Guerra Fredda, le relazioni tra Est e Ovest dovrebbero essere incentrate sulla questione di chi sarebbe alleato con chi e, di conseguenza, contro chi in un fantasioso, totalmente imprevedibile e improbabile conflitto militare futuro?... L'espansione della NATO sarebbe l'errore più fatale della politica americana nell'intera era post-Guerra Fredda. Ci si può aspettare che una tale decisione infiammi le tendenze nazionalistiche, anti-occidentali e militaristiche dell'opinione russa; che abbia un effetto negativo sullo sviluppo della democrazia russa; che ripristini l'atmosfera della guerra fredda nelle relazioni tra Est e Ovest e che spinga la politica estera russa in direzioni decisamente non di nostro gradimento...”
Nel discorso di Putin, dieci anni dopo l’articolo di Kennan, sono chiare le accuse e le preoccupazioni sul punto, espresse con grande calma: sfortunatamente, l’Occidente non tenne conto delle sue parole, anzi, le volle intendere come la volontà di voler riprendere il percorso iniziato con la Guerra Fredda e quindi come una minaccia.
Come correttamente scrive Alfred de Zayas, professore di diritto presso la Scuola di diplomazia di Ginevra nonchè Esperto indipendente delle Nazioni Unite sull'ordine internazionale dal 2012 al 2018, “la maggior parte delle persone in Occidente ignorava e rimane all'oscuro del discorso di Putin o del resto dei testi delle due proposte che ha messo sul tavolo nel dicembre 2021, due bozze di trattati solidamente ancorate alla Carta delle Nazioni Unite che concretizzano la necessità di concordare un modus vivendi e costruendo un'architettura di sicurezza per l'Europa e il mondo. I media mainstream hanno una notevole responsabilità per non aver informato il pubblico sul discorso di Putin e sulle sue ripetute offerte di negoziare in buona fede come richiesto dall'articolo 2 della Carta delle Nazioni Unite”.
Con il suo discorso, Putin tese una mano all’Occidente, manifestando la chiara volontà di sedersi ad un tavolo per discutere insieme su come riuscire a mantenere un ordine dopo la chiusura della Guerra Fredda. In cambio, ottenne un fuoco incrociato dei media mainstream, tutt’ora in corso, e lo sprezzo dello stesso Occidente che ha continuato imperterrito la propria cavalcata, peraltro giustificandosi con presunti intenti belligeranti della Russia, mentre in realtà chi alimentava le guerre erano proprio gli aderenti alla NATO, guidati dagli Stati Uniti.
Ecco l’intero discorso di Putin in video, tradotto in italiano (fonte)
Di seguito la trascrizione di tutto il discorso di Putin, traduzione a cura dell’autrice del presente articolo:
Molte grazie cara Signora Cancelliera Federale, Signor Teltschik, signore e signori!
Sono veramente grato per essere stato invitato a una così significativa conferenza che riunisce statisti, ufficiali militari, imprenditori ed esperti da più di 40 nazioni.
La struttura di questa conferenza mi permette di evitare l’eccessivo formalismo e la necessità di parlare nei tortuosi termini diplomatici, compiacenti ma vuoti. La configurazione di questa conferenza mi consentirà di dire quello che penso realmente sui problemi della sicurezza internazionale. E se i miei commenti sembrassero indebitamente polemici, aspri o inesatti ai nostri colleghi, vorrei chiedere loro di non aversene con me. Dopo tutto, questa è solamente una conferenza. E spero che il Signor Teltschik non vorrà accendere il segnale rosso dopo i primi due o tre minuti del mio discorso.
Perciò. Si sa bene che la sicurezza internazionale va molto più in là delle questioni relative alla stabilità militare e politica. Comprende la stabilità dell'economia globale, il superamento della povertà, la sicurezza economica e lo sviluppo di un dialogo tra civiltà.
Questo indivisibile carattere della sicurezza, universale, è espresso con il fondamentale principio che “la sicurezza di ciascuno è la sicurezza per tutti”. Come disse Franklin D. Roosevelt pochi giorni dopo lo scoppio della II Guerra Mondiale: “Quando la pace è stata rotta da qualche parte, la pace di tutti i paesi è ovunque in pericolo.”
Oggi queste parole rimangono attuali. Incidentalmente, il tema della nostra conferenza - crisi globali, responsabilità globale - esemplifica questo.
Solamente due decadi fa il mondo era ideologicamente ed economicamente diviso e fu l'enorme potenziale strategico di due superpotenze che garantì la sicurezza globale. Questa situazione globale ha spostato i problemi economici e sociali più acuti ai margini dell'agenda della comunità internazionale e del mondo. E, proprio come ogni guerra, la Guerra Fredda ci lasciò con la miccia accesa, parlando figuratamente. Mi sto riferendo agli stereotipi ideologici, ai doppi standard e ad altri tipici aspetti di pensiero per blocchi della Guerra Fredda.
Ma il mondo unipolare che era stato proposto dopo la Guerra Fredda non ebbe luogo.
La storia dell’umanità certamente ha superato periodi di unipolarismo e ha visto aspirazioni alla supremazia mondiale. Ma cosa non è capitato nella storia del mondo? Tuttavia, che cosa è un mondo unipolare? Comunque si voglia abbellire questo termine, alla fine si riferisce ad un certo tipo di situazione, ovvero a un centro di autorità, un centro di forza, un centro decisionale.
È un mondo nel quale c'è un padrone, un sovrano. Ed alla fine questo non solo è pernicioso per tutti quelli compresi in questo sistema, ma anche per il sovrano stesso, perché distrugge se stesso dall’interno. E questo certamente non ha niente in comune con la democrazia. Perché, come voi sapete, la democrazia è il potere della maggioranza alla luce degli interessi e delle opinioni della minoranza.
Incidentalmente, alla Russia- a noi- danno continuamente lezioni di democrazia. Ma per qualche ragione quelli che ci insegnano non vogliono imparare loro stessi.
Io considero che nel mondo d’oggi il modello unipolare non solo sia inaccettabile ma che sia anche impossibile. E questo non solo perché se ci fosse una singola leadership nel mondo d’oggi- e particolarmente in quello d’oggi- le sue risorse militari, politiche ed economiche non basterebbero. E, cosa ancora più importante, il modello stesso sarebbe viziato, perché alla sua base non ci potrebbe essere alcun fondamento morale per la moderna civiltà.
Con ciò, quello che sta accadendo nel mondo di oggi - e noi abbiamo appena incominciato a discutere di questo - è un tentativo di introdurre negli affari internazionali precisamente questo concetto, il concetto di un mondo unipolare.
E con quali risultati?
Azioni unilaterali, spesso illegittime, non hanno risolto alcun problema. Hanno invece provocato nuove tragedie umane e creato nuovi centri di tensione. Giudicate voi stessi: le guerre così come i conflitti locali e regionali non sono diminuiti. Il Signor Teltschik ha ricordato questo molto blandamente. E non muoiono meno persone in questi conflitti - ne stanno morendo anche più di prima. Molte, significativamente molte di più!
Oggi noi stiamo assistendo ad un uso quasi illimitato di eccesso di forza - forza militare- nelle relazioni internazionali; forza che sta sommergendo il mondo in un abisso di conflitti permanenti. Di conseguenza noi non abbiamo l’energia sufficiente per trovare una vera soluzione per nessuno di questi conflitti. Anche trovare un accomodamento politico diviene impossibile.
Stiamo assistendo ad un disprezzo sempre più grande per i principi fondamentali della legge internazionale. E’ un dato di fatto che norme legali indipendenti stiano diventando in modo crescente più legate al sistema legale di uno stato. Primo fra tutti, gli Stati Uniti, che hanno oltrepassato i loro confini nazionali in ogni modo. Questo è visibile nelle politiche economiche, governative, culturali e dell’istruzione che impongono alle altre nazioni. Bene, a chi piace questo? Chi è felice di questo?
Nelle relazioni internazionali noi vediamo sempre più il desiderio di risolvere i problemi che si pongono secondo pretese questioni di convenienza politica, basate sul clima politico corrente.
E naturalmente questo è estremamente pericoloso. Come si vede dal fatto che nessuno si sente sicuro. Io voglio enfatizzare questo - nessuno si sente sicuro! Perché nessuno può percepire la legge internazionale come un solido muro che lo proteggerà. Tale politica incentiva ovviamente una corsa alle armi. Il dominio della forza incoraggia inevitabilmente diversi paesi ad acquisire armi di distruzione di massa. Inoltre, si profilano significativamente nuove minacce - sebbene fossero ben note anche prima- ed oggi minacce come il terrorismo hanno assunto un carattere globale.
Io sono convinto che siamo giunti a quel cruciale momento in cui dobbiamo pensare seriamente all'architettura della sicurezza globale.
E dobbiamo procedere cercando un equilibrio ragionevole tra gli interessi di tutti i partecipanti al dialogo internazionale. Specialmente dal momento che il panorama internazionale è così mutato e muta così rapidamente- con cambiamenti alla luce dello sviluppo dinamico in diversi paesi e in regioni intere.
La Signora Cancelliera Federale ha già menzionato questo. Il Pil combinato, sistema per acquisire parità di potere, di paesi come l'India e la Cina, è già più grande di quello degli Stati Uniti. Ed un calcolo simile del Pil dei paesi del BRIC- Brasile, Russia, India e Cina- supera quello complessivo dell'EU. E secondo esperti in futuro questo gap potrà solo aumentare.
Non c'è nessuna ragione di dubitare che il potenziale economico dei nuovi centri della crescita economica globale andrà inevitabilmente a convertirsi in influenza politica e rafforzerà il multipolarismo.
In relazione a ciò, il ruolo della diplomazia multilaterale sta aumentando significativamente. Il bisogno di principi come apertura, trasparenza e prudenza nella politica è incontestabile e l'uso della forza dovrebbe essere una misura veramente eccezionale, comparabile all’uso della pena di morte nei sistemi giudiziali di certi stati.
Invece oggi noi stiamo testimoniando la tendenza opposta, vale a dire una situazione nella quale paesi che si oppongono alla pena di morte anche per assassini e altri pericolosi criminali, stanno partecipando apertamente ad operazioni militari che è difficile considerare legittime. E come dato di fatto, questi conflitti stanno uccidendo persone umane- centinaia e migliaia di civili!
Ma allo stesso tempo sorge la domanda se noi dovremmo essere indifferenti e distaccati rispetto ai vari conflitti interni ai paesi, ai regimi autoritari, ai tiranni ed alla proliferazione di armi di distruzione di massa. In realtà questa era anche la domanda centrale posta dal nostro caro collega Signor Lieberman alla Cancelliera Federale. Se ho capito correttamente la sua domanda (rivolto al Signor Lieberman), ne deriva chiaramente una questione seria! Possiamo restare osservatori indifferenti di fronte a quello che sta accadendo? Voglio cercare di rispondere altrettanto bene alla sua domanda: certamente no.
Ma abbiamo i mezzi per contrastare queste minacce? Certamente li abbiamo. È sufficiente guardare alla storia recente. Il nostro paese non ha avuto una transizione pacifica alla democrazia? Effettivamente, noi siamo la testimonianza di una trasformazione pacifica dal regime sovietico- una trasformazione pacifica! E che regime! E con quale dovizia di armi, incluse le armi nucleari! Perché ora dovremmo metterci a bombardare e sparare in ogni occasione possibile? Come avviene quando senza la minaccia della distruzione reciproca noi non abbiamo sufficiente cultura politica e rispetto per i valori democratici e per la legge.
Sono convinto che l'unico meccanismo che possa prendere decisioni circa l’uso della forza militare, come ultimo ricorso, sia la Carta delle Nazioni Unite. E in relazione a questo: io, o non ho capito quello che il nostro collega Ministro della Difesa italiano ha detto, o quello che lui ha detto era inesatto. Cioè, ho inteso che l'uso della forza può essere solamente legittimo quando la decisione è presa dalla Nato, dall'EU, o dall'Onu. Se lui realmente pensa così, allora noi abbiamo punti di vista diversi. O io non ho sentito correttamente. L'uso della forza può solamente essere considerato legittimo se la decisione è sancita dall'Onu. E noi non abbiamo bisogno di mettere la Nato o l'EU al posto dell'Onu. Quando l'Onu unirà veramente le forze della comunità internazionale e potrà realmente rispondere agli eventi nei vari paesi, quando noi abbandoneremo questo disprezzo per la legge internazionale, poi la situazione potrà cambiare. Altrimenti la situazione andrà semplicemente ad un punto morto; ed il numero di errori gravi sarà moltiplicato. Insieme a ciò, è necessario assicurarsi che la legge internazionale abbia un carattere universale, sia nella concezione, sia nell’applicazione delle sue norme.
E non si deve dimenticare che le azioni politiche democratiche si costruiscono necessariamente con il dialogo, in un processo decisionale laborioso.
Care signore e signori!
Il pericolo potenziale di destabilizzazione nelle relazioni internazionali è connesso con l’ovvia stagnazione nella questione del disarmo.
La Russia sostiene un rinnovato dialogo su questa importante questione.
È importante conservare il quadro di legalità internazionale relativo alla distruzione delle armi e perciò assicurare continuità al processo di riduzione delle armi nucleari.
Insieme con gli Stati Uniti d'America noi ci accordammo per ridurre la nostra capacità di missili strategici nucleari al limite di 1.700-2.000 testate nucleari esplosive entro il 31 dicembre 2012. La Russia intende adempiere strettamente agli obblighi assunti. Noi speriamo che anche i nostri partner agiranno in un modo trasparente e si asterranno dall’accumulare a parte un paio di centinaia di testate nucleari esplosive eccedenti per i giorni di cattivo tempo. E se oggi il nuovo Ministro della Difesa americano dichiara che gli Stati Uniti non nasconderanno queste armi eccedenti in un deposito- come si direbbe, sotto un cuscino o sotto la coperta - io allora suggerisco che tutti noi ci alziamo in piedi e salutiamo questo dichiarazione. Sarebbe una dichiarazione molto importante.
La Russia aderisce strettamente ed intende farlo anche in futuro al Trattato di Non-proliferazione delle Armi Nucleari così come al regime di supervisione multilaterale per le tecnologie missilistiche. I principi insiti in questi documenti sono quelli universali.
Relativamente a questo gradirei ricordare che negli anni ottanta l'URSS e gli Stati Uniti firmarono un accordo sulla distruzione di un’intera serie di missili a corto e medio raggio ma questi documenti non hanno un carattere universale.
Oggi molti altri paesi detengono questi missili, inclusa Repubblica Popolare Democratica della Corea, Repubblica della Corea, India, Iran, Pakistan e Israele. Molti paesi stanno lavorando su questi sistemi e progettano di inserirli come parte dei loro arsenali militari. E solamente gli Stati Uniti e la Russia sono vincolati alla responsabilità di non creare tali sistemi di arma.
È ovvio che in queste condizioni noi dobbiamo pensare ad assicurare la nostra propria sicurezza.
Allo stesso tempo, è impossibile approvare la comparsa di nuove, destabilizzanti armi ad alta tecnologia. Inutile dire che il riferimento è a misure per prevenire una nuova area di scontro, specialmente nello spazio. Le guerre stellari non sono più una fantasia - sono una realtà. A metà degli anni ottanta i nostri partner americani erano già in grado di intercettare i loro stessi satelliti.
E’ opinione della Russia che la militarizzazione dello spazio potrebbe avere conseguenze imprevedibili per la comunità internazionale e provocare niente meno che l'inizio di un'era nucleare. Ed abbiamo avanzato più di una volta iniziative destinate a prevenire l'uso di armi nello spazio.
Oggi sono lieto di dirvi che abbiamo preparato un progetto per un accordo sulla prevenzione dello schieramento di armi nello spazio. E nel prossimo futuro sarà spedito ai nostri partner come una proposta ufficiale. Lavoriamo insieme su questo.
Piani per espandere certi elementi del sistema di difesa anti-missile in Europa non possono aiutare questo ma possono disturbarci. Chi ha bisogno del prossimo passo di quella che sarebbe, in questo caso, un’inevitabile corsa alle armi? Io dubito profondamente che ne abbiano bisogno gli europei stessi.
I missili bellici con una raggio di circa cinque/otto mila chilometri che realmente costituiscono una minaccia per l’Europa non esistono in nessuno dei cosiddetti paesi problematici. Nel prossimo futuro ed in prospettiva , questo non accadrà e non è neanche prevedibile. E qualche ipotetico lancio, ad esempio, di un razzo nordcoreano diretto al territorio americano attraverso l'Europa occidentale, contraddice in modo palese le leggi della balistica. Come noi diciamo in Russia, sarebbe come usare la mano destra per giungere all'orecchio sinistro.
E qui in Germania io non posso esimermi dal menzionare la condizione pietosa del Trattato sulle Forze Armate Convenzionali in Europa.
Il Trattato sulle Forze Armate Convenzionali in Europa fu firmato nel 1999. Prese in considerazione una nuova realtà geopolitica, vale a dire l'eliminazione del blocco di Varsavia. Sette anni sono passati e solamente quattro stati hanno ratificato questo documento, inclusa la Federazione Russa.
I paesi della Nato hanno dichiarato apertamente che loro non ratificheranno questo trattato, inclusi i provvedimenti sulle restrizioni nel ‘fianco’ (sullo schieramento di un certo numero di forze armate nelle zone del fianco), finché la Russia non rimuoverà le sue basi militari dalla Georgia e dalla Moldavia. Il nostro esercito sta lasciando la Georgia, secondo un programma anche accelerato. Abbiamo chiarito i problemi che avevamo con i nostri colleghi georgiani, come tutti sanno. Ci sono ancora 1.500 soldati in Moldavia che stanno eseguendo operazioni di peacekeeping e proteggendo i magazzini con le munizioni lasciate dai tempi dei Soviet. Noi discutiamo continuamente questa questione con il Signor Solana e lui conosce la nostra posizione. Siamo pronti a lavorare ulteriormente in questa direzione.
Ma cosa si sta concretizzando allo stesso tempo? Il cosiddetto fronte flessibile delle basi americane, con più di cinquemila uomini in ognuna. Risulta che la Nato abbia dislocato le sue forze avanzate sui nostri confini, mentre noi simultaneamente continuiamo ad adempiere strettamente agli obblighi del trattato e non reagiamo affatto a queste azioni.
Io penso che sia chiaro che l’espansione della Nato non abbia alcuna relazione con la modernizzazione dell'Alleanza stessa o con la garanzia di sicurezza in Europa. Al contrario, rappresenta una seria provocazione che riduce il livello della reciproca fiducia. E noi abbiamo diritto di chiedere: contro chi è intesa questa espansione? E cosa è successo alle assicurazioni dei nostri partner occidentali fatte dopo la dissoluzione del Patto di Varsavia? Dove sono oggi quelle dichiarazioni? Nessuno nemmeno le ricorda. Ma io voglio permettermi di ricordare a questo pubblico quello che fu detto. Gradirei citare il discorso del Segretario Generale Nato, Signor Woerner, a Bruxelles, il 17 maggio 1990. Allora lui diceva che: “il fatto che noi siamo pronti a non schierare un esercito della Nato fuori dal territorio tedesco offre all'Unione Sovietica una stabile garanzia di sicurezza.” Dove sono queste garanzie?
Le pietre e i blocchi di cemento del Muro di Berlino sono stati da molto tempo distribuiti come souvenir. Ma noi non dovremmo dimenticare che la caduta del Muro di Berlino fu resa possibile grazie ad una scelta storica - scelta che è stata fatta anche dalla nostra gente, dal popolo della Russia - una scelta in favore di democrazia, libertà, apertura ed una sincera partnership con tutti i membri della grande famiglia europea.
Ed ora loro stanno tentando di imporre a noi nuove linee divisorie e muri - questi muri possono essere virtuali ma ciononostante sono ugualmente divisori, tagliando trasversalmente il nostro continente. Ed è mai possibile che ancora una volta ci vorranno molti anni e decadi, così come molte generazioni di statisti, per dissimulare e smantellare questi muri nuovi?
Care signore e signori!
Noi siamo inequivocabilmente favorevoli a rafforzare il regime di non-proliferazione. Gli attuali principi legali internazionali ci permettono di sviluppare le tecnologie per fabbricare combustibile nucleare per scopi pacifici. E molti paesi con tutte le loro buone ragioni vogliono creare la propria energia nucleare come base per la propria indipendenza energetica. Ma noi capiamo anche che queste tecnologie possono essere trasformate rapidamente in armi nucleari.
Questo crea tensioni internazionali serie. La situazione che circonda il programma nucleare iraniano è un chiaro esempio. E se la comunità internazionale non trova una soluzione ragionevole per chiarire questo conflitto di interessi, il mondo continuerà a soffrire simili crisi destabilizzanti perché ci sono più paesi sulla soglia, e non semplicemente l'Iran. Noi tutti sappiamo questo. Noi lotteremo con continuità contro la minaccia della proliferazione delle armi di distruzione di massa.
Lo scorso anno la Russia ha avanzato l'iniziativa di stabilire centri internazionali per l'arricchimento dell’uranio. Siamo aperti alla possibilità che tali centri non siano creati solo in Russia ma anche in altri paesi dove ci sia una base legittimata ad usare energia nucleare civile. I paesi che vogliono sviluppare la loro energia nucleare potrebbero garantire che loro riceveranno il combustibile attraverso la partecipazione diretta in questi centri. Ed i centri, ovviamente, potrebbero operare sotto la stretta supervisione dell’AIEA.
Le più recenti iniziative avanzate dal Presidente americano George W. Bush sono conformi alle proposte russe. Io considero che la Russia e gli Stati Uniti siano obiettivamente ed ugualmente interessati a rafforzare il regime di non-proliferazione delle armi di distruzione di massa e del loro dispiegamento. Sono precisamente i nostri paesi, che detengono le capacità nucleari e missilistiche, che devono comportarsi come leader nello sviluppare nuove, più severe, misure di non-proliferazione. La Russia è pronta a tale compito. Noi siamo impegnati in consultazioni con i nostri amici americani.
In generale, noi dovremmo discutere per stabilire un intero sistema di incentivi politici e di stimoli economici, con la qual cosa non sarebbe negli interessi degli stati stabilire loro proprie capacità nel ciclo del combustibile nucleare ma avrebbero tuttavia l'opportunità di sviluppare energia nucleare e rafforzare le loro capacità energetiche.
Riguardo a questo, parlerò della cooperazione internazionale dell’energia più in dettaglio. La Signora Cancelliera Federale ha accennato anche a questo: ha menzionato, sfiorato questo tema. Nel settore dell’energia la Russia intende creare principi di mercato uniformi e condizioni trasparenti per tutti. È ovvio che i prezzi dell’energia devono essere determinati dal mercato invece di essere soggetti a speculazione politica, pressione economica o ricatto.
Noi siamo aperti alla cooperazione. Società straniere partecipano a tutti i nostri principali progetti energetici. Secondo diverse stime, più del 26 % dell'estrazione di petrolio in Russia- e per favore pensate a questa cifra- più del 26% dell'estrazione di petrolio in Russia è fatto da capitale straniero. Allora provate a trovarmi un esempio simile, nel quale interessi russi partecipino in modo così estensivo in settori economici chiave nei paesi occidentali. Tali esempi non esistono! Non c’è alcun esempio similare!
Vorrei anche ricordare il grado di corrispondenza tra gli investimenti stranieri in Russia e quelli che la Russia fa all'estero. La corrispondenza è di circa quindici ad uno. E qui avete un esempio chiaro dell’apertura e della stabilità dell'economia russa.
La sicurezza economica è il settore nel quale tutti devono aderire ad uniformare i principi. Noi siamo pronti a competere equamente.
Per questa ragione sempre più opportunità si stanno presentando all'economia russa. Esperti ed i nostri partner occidentali stanno valutando obiettivamente questi cambiamenti. Così come è migliorata la stima superiore OECD del credito e la Russia è passata dal quarto al terzo gruppo. Ed oggi a Monaco di Baviera gradirei usare questa occasione per ringraziare i nostri colleghi tedeschi per il loro aiuto in questa decisione.
Inoltre. Come lei sa, il processo della Russia di entrare nel WTO è arrivato alla sua tappa finale. Vorrei sottolineare che durante lunghe, difficili, discussioni abbiamo sentito più di una volta parole sulla libertà di parola, libero mercato ed uguali possibilità ma, per qualche ragione, esclusivamente in riferimento al mercato russo.
E c'è un tema ancora più importante che colpisce direttamente la sicurezza globale. Oggi molti parlano della lotta contro la povertà. Cosa sta accadendo davvero in questo ambito? Da un lato, sono stanziate le risorse finanziarie per programmi per aiutare i paesi più poveri del mondo- e attualmente sono risorse finanziarie sostanziose. Ma ad essere onesti - e molti qui sanno anche questo - collegate con lo sviluppo delle società dello stesso paese donatore. E dall’altro lato i paesi industrializzati simultaneamente mantengono i loro sussidi agricoli e limitano ad alcuni paesi l'accesso ai prodotti ad alta tecnologia.
E diciamo le cose come stanno - una mano distribuisce aiuto caritatevole e l'altra mano non solo mantiene l'arretratezza economica ma miete anche i conseguenti profitti. La tensione sociale in aumento nelle regioni depresse dà luogo inevitabilmente alla crescita di radicalismo, estremismo, terrorismo e alimenta i conflitti locali. E se tutto questo accade, diciamo, in una regione come il Medio Oriente, dove c'è in modo crescente il sentimento che il mondo è ampiamente ingiusto, c'è poi il rischio di destabilizzazione globale.
È ovvio che i principali paesi del mondo dovrebbero vedere questa minaccia. E che perciò dovrebbero costruire un sistema più democratico, più equo di relazioni economiche globali, un sistema che dia ad ognuno l'opportunità e la possibilità di svilupparsi.
Care signore e signori, parlando alla Conferenza sulla Politica di Sicurezza è impossibile non menzionare le attività dell'Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa (OSCE). Come è noto, questa organizzazione fu creata per esaminare tutti - voglio enfatizzare questo - tutti gli aspetti della sicurezza: militare, politica, economica, umanitaria e, specialmente, le interrelazioni tra queste sfere.
Cosa vediamo accadere oggi? Vediamo che questo equilibrio è chiaramente distrutto. Qualcuno sta tentando di trasformare l'OSCE in un volgare strumento designato a promuovere gli interessi di politica estera di uno o un gruppo di paesi. E questo compito è portato a termine anche dall'apparato burocratico dell'OSCE, che non è assolutamente connesso in alcun modo con gli stati fondatori. Le procedure decisionali ed il coinvolgimento delle cosiddette organizzazioni non-governative sono tagliati su misura per questo compito. Queste organizzazioni sono formalmente indipendenti ma sono finanziate in modo finalizzato, e perciò decisamente sotto controllo.
Secondo i documenti fondativi, nella sfera umanitaria l'OSCE è tenuto ad aiutare i paesi membri ad osservare le norme dei diritti umanitari internazionali e le loro richieste. Questo è un compito importante. Noi sosteniamo questo. Ma questo non vuol dire interferire negli affari interni di altri paesi, ne tantomeno imporre un regime che determina come questi stati dovrebbero vivere e come dovrebbero svilupparsi.
È ovvio che tale interferenza non promuove affatto lo sviluppo di stati democratici. Al contrario, li rende dipendenti e, di conseguenza, politicamente ed economicamente instabili.
Noi ci aspettiamo che l'OSCE sia guidato dai suoi compiti primari e costruisca relazioni con stati sovrani basate sul rispetto, la fiducia e la trasparenza.
Care signore e signori!
In conclusione vorrei far notare quanto segue. Noi molto spesso - e personalmente, io molto spesso - sentiamo appelli dai nostri partner, inclusi i nostri partner europei, sul fatto che la Russia dovrebbe giocare un ruolo sempre più attivo negli affari del mondo. Mi permetterei di fare un piccolo commento. Non è proprio necessario incitarci a questo comportamento. La Russia è un paese con una storia che attraversa più di mille anni e ha usato praticamente sempre il diritto per perseguire una politica estera indipendente.
Non cambieremo questa tradizione oggi. Allo stesso tempo, siamo ben consapevoli di come il mondo sia cambiato ed abbiamo un senso realistico delle nostre proprie opportunità e potenzialità. E gradiremmo chiaramente interagire con partner responsabili ed indipendenti, insieme ai quali potremmo lavorare nel costruire un ordine mondiale equo e democratico, che non garantisca sicurezza e prosperità a pochi eletti, ma a tutti.
Grazie per la vostra attenzione.
Cosa si è avverato di quanto detto da Putin?
Da allora, ad esempio, altri quattro paesi sono stati ammessi alla NATO: Albania, Croazia, Montenegro, Macedonia del Nord. Nel 2008, al vertice di Bucarest dell’Alleanza atlantica, solo un anno dopo il discorso di Putin, è stata adottata una dichiarazione politica nella quale si indicava che nel tempo l’Ucraina e la Georgia avrebbero potuto aderire alla NATO.
Anche le opinioni dell’Alleanza del Nord Atlantico riguardo il futuro dell’Ucraina hanno avuto un ruolo negli eventi intorno alla Crimea nel 2014. Come Putin notò all’epoca, la Russia non solo si è alzata in piedi per proteggere la Crimea dai radicali e dai nazionalisti ucraini, ma non poteva nemmeno permettere “alle truppe della NATO di venire in terra di Crimea, a Sebastopoli, coperte dalla gloria militare dei soldati e dei marinai russi“.
Persino alla fine del 2021 la Russia ha inviato le sue proposte agli Stati Uniti e alla NATO sulle garanzie di sicurezza giuridicamente vincolanti in Europa, ma ancora una volta le preoccupazioni centrali di Mosca su questo argomento sono state ignorate.
In questi 16 anni abbiamo avuto molti, troppi, esempi dell’imposizione destabilizzante di “norme democratiche” occidentali, non serve fare un elenco, li conosciamo tutti. Esattamente come aveva previsto Putin, le conseguenze di tali ingerenze sono state decine di migliaia di vittime, l’effettiva perdita di sovranità da parte di diversi paesi e la creazione di situazioni di completo caos, l’emergere di organizzazioni terroristiche.
In Ucraina, il colpo di stato a Kiev è stato effettuato ufficialmente dalle mani dei nazisti locali, ma con il pieno sostegno diplomatico e politico dell’Occidente, che si può ritenere il manovratore neanche troppo occulto. Come aveva avvertito Putin, la vera democrazia non matura in tali condizioni.
Nel 2020 Putin rilasciò un’intervista alla Tass, dove dichiarò che molti leader mondiali hanno concordato nel tempo con le tesi del suo discorso di Monaco, nonostante l’indignazione iniziale:
“Oggi, la leadership della Germania, per esempio, dice esattamente questo, che è inaccettabile quando gli Stati Uniti impongono sanzioni secondarie, cioè a società che non hanno nulla a che fare con gli Stati Uniti stessi, cercando di interferire con la realizzazione dei loro interessi nazionali"
A breve inizierà la Conferenza sulla Sicurezza di Monaco. Putin non ci sarà. Aveva già detto tutto nel 2007, non averlo ascoltato ci ha portato a quello che stiamo vivendo oggi.
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